giovedì 25 aprile 2019

Giornalisti «anti-sette» e censura: una lettera aperta mai pubblicata

Quando si tratta di seminare allarmismo e mettere in cattiva luce una certa comunità religiosa o spirituale o addirittura la fede stessa professata da quella comunità, certi giornalisti a caccia di «contenuti» non si fanno riguardo, e soprattutto non sottopongono le proprie informazioni ad adeguata verifica. L’abbiamo documentato e denunciato ripetutamente dalle pagine del nostro blog, basta consultare la sezione «Media e giornalisti anti-sette» di questa pagina.

Quando però qualcuno cerca di mettere in luce una prospettiva differente sulla narrazione resa dal mass media scandalistico di turno, la sua voce viene sistematicamente tacitata.

Così succede di volta in volta con il nostro Mario Casini, così succede a molti altri, per lo più devoti di questo o quel gruppo spirituale «non convenzionale».

Restituiamo così la voce ad una di queste persone che ha cercato di rivolgere la propria protesta (peraltro pacata e rispettosa, oltre che puntuale e ben documentata), senza nemmeno ricevere una risposta, ad una giornalista di Mediaset, tale Roberta Rei, che aveva voluto infangare la sua comunità religiosa. Malgrado diversi tentativi di contattarla, la «iena
» si è sempre negata.

La lettera, che pubblichiamo integralmente, è stata scritta non da un rappresentante ufficiale della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, ma da un privato cittadino: un Testimone di Geova profondamente convinto della propria fede e sufficientemente coraggioso da cimentarsi in un dialogo a viso aperto e a carte scoperte.

La vicenda cui si fa riferimento è quella della signora Grazia Di Nicola; del suo caso (e delle preziose «fake news» che ne sono scaturite) abbiamo dato conto in questo post.



mercoledì 10 aprile 2019

Business «anti-sette»: allarmismo prezzolato a conduzione familiare

di Epaminonda 


QUANDO LE “SETTE” DIVENTANO UN AFFARE DI FAMIGLIA


C’è chi specula sul terrorismo, sulla paura o sull’insonnia.

C’è chi invece cerca di arricchirsi inventando fenomeni sociali che non esistono: le presunte “sette”.

Ma Armando Piccinni e la sua socia Donatella Marazziti, entrambi psichiatri, non si fanno mancare niente.


Li troviamo quindi a pontificare su ISIS, sulle patologie del sonno, sul timore del rapporto amoroso e, più recentemente, sulla manipolazione mentale e “settaria” (concetti, questi ultimi due così formulati, già di per sé piuttosto discutibili sotto il profilo accademico).

Viene da chiedersi come tanta conoscenza, su temi tanto diversi, possa coesistere in due sole persone relativamente sconosciute, e come la loro esperienza antiterroristica e su numerosi altri campi sia passata sinora inosservata e rimasta confinata a qualche conferenza periferica nella provincia di Lucca.

Del resto, non ce ne meravigliamo: quando non si sa che pesci pigliare, si sguazza per non affogare. Si getta la lenza a casaccio nella speranza vana che qualcuno abbocchi. Si prendono a prestito le tecniche dei venditori ambulanti sulla spiaggia della vicina Viareggio: anch’essi spesso impegnati a proporre cose che nessuno vuole e di cui non c’è alcuna necessità.

Ma con l’ISIS ormai sconfitto (peraltro, sicuramente senza l’apporto dei due psichiatri lucchesi), con il sostanziale fiasco in materia d’insonnia e di pratiche amorose, la coppia Piccinni-Marazziti doveva necessariamente trovare un nuovo sbocco per evitare l’oblio definitivo.

Ecco quindi affiorare la “manipolazione mentale” e il rianimando “reato di plagio”, ma questa volta scende in campo anche la figlia dello psichiatra, Flavia Piccinni, autrice del libro Nella setta, di cui si è già ampiamente parlato in questo blog (qui, qui, qui, qui e qui, ma prima ancora qui anticipando di diversi mesi il lancio editoriale).



E spunta anche un nuovo convegno, sempre organizzato dalla “Brain Research Fondazione Onlus” creatura di Armando Piccinni (che ne è presidente), e di Donatella Marazziti (responsabile delle ricerche, con un passato giudiziario tutto da scoprire). Si tratta di un’organizzazione che contiene solo loro due e che finora (per quanto è dato conoscere) non ha realizzato nulla di concreto dopo la sua nascita nel 2015, se non (presumiamo) degli introiti per i suoi soci.

La sede del nuovo incontro settario, che si terrà fra qualche giorno, è sempre Lucca, dove la BRF vive e dove ha organizzato gran parte dei suoi precedenti rendez-vous.

Il titolo del seminario è: “Organizzazioni settarie e manipolazione mentale”, costa 40 euro e offre solo 5 crediti formativi per i medici che vi parteciperanno, oppure 3 crediti formativi che l’Ordine degli Avvocati di Lucca ha messo a disposizione ai propri iscritti, presumibilmente nella speranza di racimolare ulteriori partecipanti.

Ma basta guardare il sito istituzionale di BRF per capire che si tratta di un netto passo indietro rispetto al passato, nella logica del “non c’è limite al peggio”.

Scopriamo infatti che in 4 anni di vita la BRF ha organizzato solo due convegni con crediti formativi e a pagamento. L’altro risale al 2017 e porta il titolo “Il sonno: la fisiologia, il significato evoluzionistico, i disturbi, le patologie associate”. Concedeva 10 crediti formativi e costava 122 euro. La presentazione indicava pure che erano attesi 50 partecipanti, i quali evidentemente non si sono presentati perché la pagina non è stata aggiornata e non c’è un dato consuntivo nemmeno a due anni di distanza dall’evento.


Perciò, a giudicare dalle valutazioni della stessa BRF, le ipotetiche “sette” valgono meno della metà dell’insonnia e forse il convegno sulla manipolazione mentale chiude il cerchio proponendosi come alternativa soporifera per chi non riesce a dormire.

Ma cerchiamo d’intravedere lo stile di questa strana coppia, ora diventata trio con l’arrivo di Flavia Piccinni, e attingiamo alle perle di saggezza che ci hanno dispensato sinora.

Cominciamo dalle origini e dal comunicato stampa pubblicato nel 2015 su InSalute al momento della fondazione di BRF Onlus.


Scopriamo che tutto comincia con un braccialetto contro la depressione (forse uno di quelli venduti sulle spiagge viareggine?). Un prototipo che Armando Piccinni si apprestava a sperimentare per 6 mesi nello studio del disturbo bipolare. Addirittura la fondazione avrebbe rilasciato anche un’app per interagire con il braccialetto. Piccinni spiegava che: “La ricerca nell’ambito della psichiatria e delle neuroscienze ha sempre bisogno di nuove energie, umane ed economiche” riferendosi sicuramente ai fondi che sperava d’intascare insieme alla Marazziti con questa “Buffonata” nella migliore tradizione lucchese.


Ma del braccialetto e dell’app si perde traccia: forse venduti insieme a qualche collanina?

Nel frattempo la BRF non fa altro che riportare attività di ricerca condotte da altri psichiatri esteri o italiani sui temi più disparati e demenziali. Attività alle quali però BRF non sembra partecipare affatto. Occorre aspettare fino al 2016 (convegno sull’ISIS) prima che la BRF scenda di nuovo concretamente in campo (per così dire).

Leggiamo la presentazione di Armando Piccinni: “Il mondo Occidentale si è trovato all’improvviso nel mezzo di una guerra contro un nemico invisibile”.

Personalmente non credo che questo concetto d’invisibilità sarebbe granché condiviso dai soldati che hanno affrontato ISIS sui campi di battaglia. Ma Piccinni è confuso e lo ammette immediatamente nel seguito della presentazione:

 

Insomma, nella sua testa vorticano pensieri confusi e sconnessi che lasciano intravedere una profonda confusione mentale destinata a compromettere l’esito del convegno come pure le sorti della BRF stessa. Non a caso il seminario era gratuito e non prevedeva alcun credito formativo.

Dopo l’incursione fallita nel territorio dell’ISIS, lo vediamo successivamente impegnato insieme alla Marazziti in un seminario che s’intitola: “Non ho paura”. Immaginiamo che si tratti di un commento in quanto sopravvissuto alla minaccia terroristica, ma ci sbagliamo.

In questo seminario non hanno neanche provato a chiedere il versamento di una quota d’iscrizione e a riconoscere crediti formativi. Bensì leggiamo nella presentazione: Armando Piccinni e la Responsabile Ricerche Donatella Marazziti - si occuperanno di formare i partecipanti rispetto a un tema trasversale e di crescente importanza: la gestione del sé rispetto agli altri, e nello specifico rispetto al rapporto amoroso. Un argomento complicato che influenza in modo innegabile la vita di tutti noi”.

La farneticante dissonanza tra il titolo e lo sviluppo dell’argomento non lascia presagire nulla di buono. In effetti anche questa iniziativa è l’ennesimo buco nell’acqua con la solite cifre campate per aria:


E quindi prosegue:


Insomma, secondo Armando Piccinni tutte queste persone soffrono di disturbi psichiatrici di qualche tipo, che non riguardano unicamente la vescica e la necessità di andare in bagno nel mezzo della notte, ma ben altre più funeste ramificazioni.

La fonte di questa “ricerca” è la EuroDap, vale a dire un’altra onlus che si dedica al Disturbo da Attacchi di Panico. Che c’entra con l’insonnia, non è dato saperlo e scommetterei che non lo sappia nemmeno la “strana coppia”.


Abbiamo cercato sul sito di EuroDap lo studio menzionato da Piccinni e non l’abbiamo trovato, in compenso abbiamo trovato “7 italiani su 10 hanno cambiato abitudini” (senza nessun tipo di informazioni su metodologia e natura dello studio) oppure “9 su 10 nascondono il cellulare a partner e amici” e qui scopriamo che si tratta di un sondaggio online tra uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 60 anni. Insomma, il tipo di sondaggio che potrebbe essere condotto da una rivista scandalistica alla caccia di titoli senzionalistici e senza alcun fondamento (il che non può non ricordare la “pseudoscienza antisette” di cui si parla in questo blog, ad esempio qui o qui).

Come lo sono le affermazioni di Armando Piccinni che prosegue:


Quindi due bambini su dieci sono sonnambuli, mentre chi non riesce a dormire è praticamente un malato di mente. Naturalmente anche questo nuovo tentativo fa fiasco e dopo il flop dell’insonnia, la BRF doveva avere disperatamente bisogno di un’ultima spiaggia per accaparrarsi un po’ di popolarità e scucire qualche decina di euro a tot dozzine di persone.

Forse è proprio per questo che gli improvvisati “esperti” di sociologia, religioni e spiritualità si sono inventati  un’altra statistica campata in aria, gli sbandierati 4 milioni di italiani che farebbero parte di una presunta “organizzazione settaria”. E mette a punto un programma demenziale che non manca di fare pubblicità al libro di Flavia Piccinni.

Considerando i precedenti imbarazzi della BRF, temiamo che sarà l’ennesimo tonfo a cui parteciperanno i soliti “adepti” dell’antisettarismo italiano e della psichiatria di retroguardia che ancora esiste nel nostro Paese.

Nel frattempo confidiamo che Armando Piccinni riesca a trovare i braccialetti smarriti nel 2015.

mercoledì 20 marzo 2019

Gli «anti-sette» e gli «anti-satanisti» fra alleanze e divorzi

di Angela

ANTI SETTE E ANTI SATANISMO
TRA ALLEANZE E DIVORZI


Uno degli sport preferiti dagli antisette è sempre stato quello di vedere satanisti o satanassi ovunque, una vera ossessione. Naturalmente questo chiodo fisso li ha portati anche a creare allarmismi sociali inesistenti tramite i media, il più delle volte basati su “statistiche” tutte da dimostrare.

Per capire la profondità culturale e la coerenza dei (presunti) esperti italiani che si occupano di “sette” e di “satanismo” dobbiamo necessariamente ricorrere, a titolo dimostrativo, a quanto accaduto al Festival di Sanremo e  alla satira di Virginia Raffaele.

La comica romana ha “invocato” per ben cinque volte il nome del “maligno” durante uno sketch umoristico sul palco del grande Festival. In realtà si è trattato di un gioco di parole unito a molti altri che facevano parte dell’esibizione, ma per il prete inquisitore don Aldo Buonaiuto si è trattato di un fatto grave.

Anzi: ha lanciato un vero e proprio appello alla Raffaele: “perché chiarisca quella che apparirebbe una gag spiritosa, ma poi stonata perché sembra non tenere conto della sensibilità di tante persone che soffrono a causa della presenza del maligno.”

La vicenda è caduta rapidamente nel ridicolo e ha prodotto un netto voltafaccia dei soliti “esperti” che da fedeli alleati dell’esorcista in tonaca, hanno rapidamente scaricato don Aldo con buona pace della propria coscienza.

Ciò è avvenuto dapprima con un comunicato stampa congiunto (questo assieme a questo) pubblicato da FAVIS e CeSAP,le associazioni antisette italiane rappresentanti in Italia della controversa sigla europea FECRIS.

In contemporanea hanno mosso delle critiche al vetriolo, come mostra questo post di Sonia Ghinelli (sempre attiva dal suo controverso profilo anonimo):


Ne hanno fatto dell’ironia:


E in conclusione lo hanno scaricato definitivamente:


Ma ricordiamo che fino a poco prima c’era una grande vicinanza (di fatto, una stretta collaborazione) fra le due frange militanti degli antisette.

Per esempio, lo scorso settembre il presidente FAVIS, il ragioniere in pensione Maurizio Alessandrini, ha addirittura invitato don Aldo Buonaiuto al convegno organizzato con l’associazione Penelope Scomparsi (evento del quale avevamo parlato in un precedente post):

 


C’erano anche stati scambi di proposte, dato che Maurizio Alessandrini è stato poi invitato a intervenire a Roma al convegno organizzato per Novembre 2018 alla LUMSA proprio da don Aldo Buonaiuto.

Comunque è lampante che FAVIS in precedenza ha appoggiato a spada tratta la campagna anti satanista di don Aldo Buonaiuto:



A cosa è dovuto questo improvviso voltafaccia? Si potrebbero formulare diverse ipotesi, eventualmente da sviluppare e documentare un po’ alla volta in post successivi.

Ma tornando a don Aldo Buonaiuto, a parte alcune voci politiche che lo hanno sostenuto per mero protagonismo, in realtà ha fatto una magra figura anche nei confronti di altri sacerdoti come Paolo Farinella, studioso di religioni e attivo in progetti sociali: basti leggere il suo commento sul Fatto Quotidiano.

Il giudizio di don Farinella è inflessibile: “A vedere il filmato, una persona psicologicamente equilibrata non vi riscontra alcuna invocazione o peggio, alcun sottinteso satanismo della povera attrice comica che s’impegna con qualche fatica a fare un po’ di satira…”

Quindi, secondo Farinella, don Buonaiuto sarebbe praticamente equiparabile a uno squilibrato.

“Se il prete esorcista fosse rimasto zitto, tutto sarebbe passato nel dimenticatoio... Ora, per un’esclamazione che non è affatto invocazione, perché è evidente 'il contesto' satirico e ridanciano, si sta facendo una guerra escatologica da Armageddon.”

Quel che più colpisce è che don Aldo Buonaiuto è considerato un referente chiave dal Ministero dell’Interno in materia non solo di satanismo, ma di “sette” in generale. Com’è possibile che nel 21mo secolo abbiamo un “esorcista” che si prende la briga di catalogare e sentenziare su fenomeni sociali che molto probabilmente nemmeno comprende (o quanto meno non ha mai studiato a fondo come ci si aspetterebbe, conseguendo un titolo accademico nel settore)? Una persona talmente immersa nel proprio contraddittorio fanatismo, da ritrovarsi sconfessata “pubblicamente” persino dai suoi stessi alleati.

Citiamo il comunicato degli antisette:

“CeSAP e FAVIS, affiliate alla ‘Federazione Europea dei Centri di Ricerca e Informazione su Culti e Sette’ (FECRIS) prendono una chiara e netta distanza dalle dichiarazioni di Don Aldo Buonaiuto, presentato dalla stampa come ‘coordinatore’ del ‘forum anti-sette’ sullo sketch della soubrette Virgilia Raffaele sul palco di Sanremo per il quale egli ha parlato di ‘rituale satanico’. Riteniamo fondamentale che l’opinione pubblica sappia che il sacerdote esprime interpretazioni e opinioni personali e non condivise dal movimento che contrasta le derive settarie in Italia.”

Peccato che sinora il sacerdote “scaricato” abbia loro fatto comodo in molteplici occasioni.

Evidentemente non hanno alcuna remora a sputare nel piatto nel quale hanno mangiato finora.

E inoltre, da che pulpito viene la predica? Questi personaggi in realtà non fanno altro che sparare sentenze e opinioni campate per aria, come più volte s’è dimostrato in questo blog.

venerdì 15 febbraio 2019

L’ennesima conferma delle ingiustizie «anti-sette»: ultime assoluzioni per la Comunità Shalom

È di un mese fa la notizia che sono stati finalmente assolti gli ultimi due imputati (sui quarantadue totali) nel processo per maltrattamenti a carico di gestori ed ex ospiti della Comunità Shalom di Palazzolo (Brescia), un centro per il recupero dalla tossicodipendenza profondamente ispirato alla devozione cattolica:


Come si era visto in precedenza su questo blog, la comunità assieme alla sua leader, la suora laica Rosalina Ravasio, stando ai resoconti dei media (in pieno stile «anti-sette») era diventata un «lager» nel quale si consumavano violenze e abusi di vario genere. Tutto ciò dopo oltre vent’anni di attività in favore dei più deboli, sostenuta da volontari ed acclamata da numerosi esponenti della società locale, del mondo dello spettacolo e delle autorità civili.

Tipico esempio di come la «logica» dei militanti contro i piccoli gruppi religiosi è in grado di sovvertire la realtà facendo passare per dei carnefici chi in realtà è vittima di un sistema di «informazione» malato.

Quando l’estate scorsa il primo blocco di assoluzioni ha riportato prepotentemente sotto gli occhi di tutti una verità dolce e amara al contempo, è stato infine possibile tirare le somme di quello che si era così rivelato un tentativo di linciaggio mediatico fortunatamente più fallito che riuscito.


Attendiamo di vedere se quest’ultima assoluzione sarà oggetto di ricorso da parte della pubblica accusa; un’ipotesi che al momento ci appare decisamente improbabile.

mercoledì 13 febbraio 2019

Censure e disinformazione: il libro «anti-sette» di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni

Mentre continua a infuriare la campagna mediatica messa in atto per pubblicizzare e vendere il libro «anti-sette» scritto da Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni e compilato con il materiale proveniente da militanti e da facinorosi apostati descritti in questo blog, sempre più lacune e incongruenze emergono dalla loro «informazione» a senso unico.

Una «informazione» che, come s’è già visto e documentato ampiamente, di fatto è disinformazione ed è studiata artificiosamente per generare profitto.

Circa tre settimane fa è stata diffusa una interessante recensione, scritta da un esperto internazionale di spiritualità e religiosità quale il dott. Massimo Introvigne e pubblicata sulla rivista del CESNUR (l’autorevole «Centro Studi sulle Nuove Religioni»):


Sarebbe sì interessante e motivo di lustro per il nostro blog riportare l’intero testo della recensione, tuttavia riteniamo più opportuno convogliare il traffico al sito che l’ha resa pubblicamente disponibile (peraltro assieme all’intero fascicolo di cui fa parte, «The Journal of CESNUR»).

Ci limitiamo a sottolinearne un paio di passi che riteniamo siano davvero icastici, e sicuramente rappresentativi del giudizio complessivo formulato da una figura certo accademica ma pur sempre vicina al vissuto reale delle comunità religiose e spirituali che studia (incluse quelle più direttamente oggetto di repressioni violente anche ai giorni nostri):

Il libro non offre un resoconto neppure minimamente obiettivo dei gruppi che attacca come “sette”, per quattro principali ragioni (…).
Il volume esordisce con un approccio piuttosto confuso alla definizione di che cosa sia una “setta” e, arrivati alla fine del libro, ci si accorge che la confusione è aumentata.

Inoltre:

Sul tema dei nuovi movimenti religiosi il libro non è una fonte attendibile.
(…) Offre una visione parziale, distorta e inaffidabile della maggioranza dei gruppi che presenta.
Che qualche parlamentare della Repubblica si sia fondato sul libro per reclamare interventi pubblici contro le “sette” mostra che l’ignoranza sul tema non è purtroppo prerogativa solo dei giornalisti.

Come ci attendevamo, i diretti interessati non hanno avuto il benché minimo coraggio (almeno sinora) di confrontarsi con una tale recensione, né di pubblicare in modo diretto un commento o un tentativo di smentita né alcuna chiosa.

Hanno pensato i loro amici militanti «anti-sette» a mettere in atto la consueta «macchina del fango» questa volta ai danni proprio del dott. Introvigne, nel tentativo (a nostro avviso piuttosto puerile e comunque risibile) di screditarne l’autorevolezza.

Lo hanno fatto proprio coloro che sovente si esprimono a proposito dei nuovi movimenti religiosi con parole e giudizi molto, forse troppo pesanti, senza essere realmente qualificati per farlo.

Il presidente del CeSAP (nonché esponente FECRIS), lo psicologo Luigi Corvaglia ha dapprima esordito con una sorta di contro-recensione (peraltro miseramente affidata a un commento su Facebook) che si può riassumere nella disperata apologia di Steven Hassan (già fautore della deprogrammazione) per poi approdare a delle improbabili insinuazioni a proposito dell’autodisciplina e della dialettica di Introvigne.

L’amica di Corvaglia nonché fondatrice del CeSAP, Lorita Tinelli, l'ha buttata addirittura sulla «credibilità» (proprio lei… sic!) ma naturalmente senza portare elementi concreti e limitandosi ad avvalorare le dicerie altrui.

Sonia Ghinelli ha fornito un’interpretazione addirittura «complottista», un po' sconclusionata e obiettivamente contorta dell’intervento del dott. Introvigne: secondo la rappresentante di FAVIS, infatti, lo studioso avrebbe scritto una critica finalizzata a «promuovere» il libro (come se già non bastasse la roboante campagna pubblicitaria dei suoi autori) per «intorbidire le acque» e favorire dei non meglio precisati secondi fini.

Tale inesistenza o inconsistenza di repliche vere e proprie non fa che sottolineare la validità delle osservazioni di Massimo Introvigne.

E non è tutto, perché di fronte al tentativo di rendere nota la recensione di Introvigne proprio là dove essa doveva risultare di maggior interesse, ovvero sulla pagina Facebook di promozione del libro, la scure della censura «anti-sette» non ha tardato a intervenire per imbavagliare chi ha osato parlare.

Questo era infatti un post precedentemente visibile (ma ora rimosso) che era rimasto pubblicato per alcuni giorni sulla pagina Facebook del libro «Nella Setta»:



Evidentemente, anche questa volta gli «anti-sette» sono stati colti clamorosamente in fallo e non hanno potuto far altro che concentrare il loro livore su chi si è permesso di esprimere il proprio parere: chiunque, persino chi ha pieno titolo e competenza per formularlo.