venerdì 11 maggio 2018

Gli «anti-sette», Lorita Tinelli e la libertà di parola proibita

Abbiamo colto, negli ultimi giorni, delle reazioni scomposte e frenetiche da parte dei principali esponenti «anti-sette» italiani e di alcuni loro accaniti sostenitori, specialmente da quando abbiamo analizzato e commentato il webinar di Lorita Tinelli del 18 Aprile scorso, mettendone in luce la superficialità e la scarsa professionalità soprattutto in paragone con il lavoro svolto da altri studiosi realmente qualificati).

Su tutte, una di queste reazioni ci ha colpito maggiormente perché ci sembra esemplificare, in modo davvero emblematico, non solo la forma mentis complessiva degli «anti-sette» (che in questo blog tanto dettagliatamente documentiamo), ma anche la loro apparente indisponibilità (o incapacità?) a dialogare in modo costruttivo, oltre che la loro scarsa conoscenza dei diritti fondamentali delle persone. Per inciso, vorremmo davvero che si trattasse solo di scarsa conoscenza, e non – come temiamo che sia – di mancata accettazione o mancato riconoscimento di quei radicali diritti.

Fra le prerogative fondamentali di un cittadino italiano (e, per la verità, di qualsiasi abitante del mondo) vi è quella che si chiama «libertà di espressione»: questo diritto è garantito non solo dalla Costituzione della Repubblica Italiana nell’articolo 21 («Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»), ma anche dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, che all’articolo 19 così recita: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione».

Vediamo di essere schietti ma obiettivi: cosa facciamo con questo blog? Riprendiamo post, articoli, commenti e dichiarazioni da parte di personaggi pubblici (come essi stessi tengono a sottolineare e spesso vantano), diffusi tramite televisioni, stampa, pagine Facebook (accessibili a chiunque detenga un profilo), ecc., e le mettiamo in relazione con altri elementi oppure le commentiamo secondo il nostro pensiero, stimolando riflessioni, esprimendo critiche e traendo conclusioni.

In altri termini, non facciamo nient’altro se non esercitare la nostra libertà di parola, rivendicare il nostro sacrosanto diritto di manifestare un’opinione e accendere i riflettori su quello che per noi è un problema grave ed allarmante.

Tutto questo cercando di non mancare di rispetto, comunque senza mai scadere nella volgarità o nell’offesa personale o nell’infamia, ed accertandoci sempre della veridicità di ciò che scriviamo, inoltre restando sempre disponibili a delle rettifiche laddove eventualmente commettessimo degli errori. Infatti, finora abbiamo registrato solo tre casi di errore su un totale di centodieci post e abbiamo provveduto a correggere tempestivamente le inesattezze (comunque non determinanti ai fini del tema o del messaggio che volevamo veicolare).

Mentre, quindi, noi diamo per scontato di essere in democrazia, agli «anti-sette» questo pare non star affatto bene; forse vorrebbero maggiori facoltà di censura?

Lo abbiamo denunciato già molte volte e costituisce una delle maggiori contraddizioni insite in chi osteggia i «nuovi movimenti religiosi»: essi accusano le «sette» di tacitare i propri membri e di proibire il libero pensiero, ma poi sono proprio loro a intimidire i loro critici o i loro presunti rivali con modalità quanto meno discutibili, quando non con delle vere e proprie persecuzioni giudiziarie.

Ma veniamo al dunque, ossia alle reazioni che abbiamo notato: qualche giorno fa, Lorita Tinelli se la prende (tanto per cambiare), con il principale gestore di questo blog, il nostro Mario Casini, che con un epiteto (a nostro parere calunnioso) ella definisce «stalker»:


Tralasciamo le pure e semplici offese che, caso mai, sono indice dello stato d’animo in cui versa la psicologa (dalla quale, però, come minimo ci si aspetterebbe un po’ meno melodramma e un po’ più di serietà professionale) e vediamo il nocciolo delle accuse.

Con questo post tanto lamentoso e carico di risentimento, la Tinelli sostanzialmente si lagna del fatto che Casini:
1) ha riportato una citazione dell’Antico Testamento,
2) ha scritto tre e-mail (nell’arco di oltre tre settimane) all’Ordine degli Psicologi,
3) ha pubblicato dei commenti su un tot di pagine qua e là in Internet manifestando le proprie idee (notare come nell’iperbole tinelliana diventino «centinaia» di pagine quando saranno sì e no qualche dozzina).

Di nuovo, in altri termini, Mario Casini ha commesso il grave e riprovevole atto di esercitare la propria libertà di parola.

Si noti come la Tinelli, a parte offendere («psicopatico»), mettere in cattiva luce («grafomane», «l’idea che la gente si fa di lui», «non ha una vita soddisfacente») e affibbiare un’etichetta («stalker», «dossieraggio»), non è affatto in grado di evidenziare una condotta illecita vera e propria con circostanze ben precise.

A quanto pare, secondo la Tinelli l’espressione del proprio parere o il commento non compiacente delle affermazioni pubbliche propalate da lei o dai suoi colleghi «anti-sette» è automaticamente «stalking».

Ci torna in mente il fatto che una studiosa di spiritualità, ex collaboratrice del CeSAP, qualche anno fa nel blog in cui raccontava (con dovizia di particolari e documenti) dei costosi attacchi subiti proprio da parte della Tinelli, ha parlato di «stalking giudiziario».

Tutto ciò ci lascia con la netta impressione che il nostro lavoro di informazione puntuale e di costante aggiornamento sul variegato e contraddittorio panorama degli «anti-sette» italiani stia dando sempre più fastidio a coloro che non paiono voler modificare i propri comportamenti discriminatori.

Forse ora è un po’ più chiara, ai lettori, la ragione per cui ci sentiamo costretti a tutelare, mantenendole riservate, le identità di coloro che collaborano con questo blog, con l’unica eccezione di Mario Casini che ha scelto, forse un po’ spavaldamente, di usare il proprio nome e il proprio profilo Facebook (sarà la «lieta furia dei suoi vent’anni»?).

Anche nei commenti al post evidenziato, la Tinelli prosegue la propria lamentela, tentando di ostentare una superiorità che però viene immediatamente tradita dal pensiero appena successivo, rivolto ad una delle vittime della persecuzione giudiziaria montata proprio da lei ai danni del gruppo Arkeon (ne abbiamo dato conto ancora agli inizi di questo blog):


Di nuovo, la lagnanza della psicologa pugliese colpisce un po' a casaccio ed è riferita al puro e semplice fatto che Casini ha scritto dei messaggi ad altre persone a lei collegate, essendo dotato di favella e potendo godere di libertà di parola. Sembra quasi che la Tinelli abbia difficoltà a comprendere la realtà dei fatti.

Tali affermazioni, inoltre, denotano una scarsa comprensione delle questioni legali (nonostante la Tinelli vanti spesso di essere consulente di magistrati e della polizia religiosa «anti-sette», oltre che referente - con la sua associazione CeSAP - della controversa organizzazione francese FECRIS) visto e considerato che si fa uso della parola «stalking» in modo decisamente fuori luogo: come si spiegava prima, infatti, riprendere su un blog quel che la Tinelli scrive o dice commentandolo molto civilmente anche se in maniera diametralmente opposta, non è certamente stalking, semmai è esercizio della libertà di parola, di pensiero e di critica. Insomma, la Tinelli pare avere un concetto molto personale e restrittivo di queste libertà costituzionalmente garantite.

Un commento successivo fa anche trapelare l’intento velatamente intimidatorio e il ricorso alle autorità, per ragioni evidentemente futili, al fine di tacitare chi osa non pensarla come lei:


A dire il vero, il riferimento a fantomatici sistemi di «criptatura» (che in italiano si direbbe «crittografia» o «cifratura») ci fa pensare che il commento della Tinelli sia un clamoroso bluff, dato che non utilizziamo alcun mezzo di quel genere. Ma soprassediamo lasciando a chi lo desidera tutto lo spazio per coltivare un avvincente immaginario da fiction.

Per non parlare poi dei riferimenti (anch’essi fuori luogo) ai possibili rischi che lei o i suoi familiari potrebbero correre («a causa» del presente blog, di qualche e-mail e di qualche decina di commenti in Facebook a fronte delle migliaia e migliaia che vengono pubblicate ogni secondo): hanno tutto l’aspetto dell’ipocrisia, una via di mezzo tra un tentativo di mantenere alto il gradimento da parte dei suoi seguaci (un sorta di «captatio benevolentiae») e un voler mettere le mani avanti, nell’eventualità di guai personali, per poter prendere di mira qualcuno anche se completamente estraneo ai fatti.

Eppure, in questo blog non vi è niente che inciti all’odio e alla violenza, caso mai è vero l’esatto contrario!

Invece, stando alle cronache e agli episodi che registriamo e raccontiamo di volta in volta, l’inveterato allarmismo degli «anti-sette» ha gravemente danneggiato numerose persone.

Rimane comunque divertente leggere i commenti dello striminzito gruppetto di accoliti della Tinelli che cercano di asciugarle le lacrime: in fin dei conti sono una decina scarsa di utenti e assommano a meno di una trentina di «Mi piace»: forse che le innumerevoli (e discutibili) comparsate alla TV di stato non hanno prodotto granché in termini di notorietà?

Nessun commento:

Posta un commento