venerdì 18 maggio 2018

Gli «anti-sette» di AIVS gettano il sasso e poi ritraggono la mano?

Indispensabile precisazione preventiva: diversamente dal solito, in questo post riferiamo dei fatti che ci sono giunti solo parziali esponendo un interrogativo che potrebbe rivelarsi, nelle premesse, completamente erroneo.

Abbiamo scelto di pubblicare ugualmente il presente post, rincuorati da una delle ultime dichiarazioni pubbliche di AIVS (sigla «anti-sette» italiana con sede a Potenza) a proposito della loro asserita «disponibilità ad un confronto pubblico» (che peraltro ancora non abbiamo visto tradursi in concreto) perché non escludiamo che possano giungerci delle spiegazioni o delle rettifiche dall’associazione di Toni Occhiello, Luciano Madon e Francesco Brunori detto «Italo».

In assenza di chiose da parte loro, potremo solo ritenere valida la nostra interpretazione dei fatti.

Veniamo al dunque.

Il 1° Maggio scorso, Luciano Madon pubblica due distinti post su una delle pagine Facebook di AIVS, preannunciando il fatto che l’associazione si stava occupando di far partire delle cause legali per ottenere denaro dalla Soka Gakkai sotto forma di richieste di risarcimento per i presunti danni a loro cagionati dai responsabili della comunità religiosa, nel periodo in cui essi la frequentavano.

Qui un breve stralcio esemplificativo di uno di quei post:


Apriamo un inciso. Forse saremmo troppo di parte se ipotizzassimo che queste dichiarazioni d’intenti somigliano all’annuncio di avviare una campagna di «stalking giudiziario». La perplessità rimane, motivata non solo dall’ambiente e dal contesto in cui viene formulato l’annuncio, ma anche dalla constatazione del considerevole tempo trascorso (in taluni casi, parecchi anni) da quando questi apostati della Soka Gakkai hanno abbandonato il movimento. Non potrebbe trattarsi di uno stratagemma di guadagno alle spalle di chi aveva offerto loro un cammino spirituale che poi essi hanno scelto di non proseguire?

Tant’è che, galvanizzato da una tanto rosea prospettiva, fa capolino da Novara Giovanni Ristuccia (un altro «anti-sette» amico di AIVS del quale abbiamo parlato tempo addietro) per salutare con favore la loro iniziativa:


Un’azione che «darà maggior respiro»: in che senso? Forse è a conoscenza delle loro difficoltà gestionali?

Lasciamo irrisolto questo interrogativo e proseguiamo col nocciolo della questione.

Di fatto, ciò che Madon sta preannunciando è una causa (o, meglio, una serie di cause) per danni, dunque (presumibilmente) delle citazioni in giudizio presso un tribunale civile intese ad ottenere dei risarcimenti in denaro.

Ciò che leggiamo nemmeno 24 ore più tardi sulla stessa pagina Facebook, pare confermare tale ipotesi:


Un tanto trionfale annuncio viene seguito a ruota dalle chiose di (crediamo) Toni Occhiello:


E ancora, a voler fugare ogni dubbio, Occhiello (crediamo, sulla base dello stile ampolloso) specifica:


Per comprendere meglio ciò che sta dicendo Occhiello con il suo entusiastico annuncio, abbiamo svolto un minimo di approfondimento, come farebbe un cittadino qualunque non qualificato in materia legale.

AIVS parla di una denuncia depositata. Vediamo che cos’è una «denuncia»: «atto formale informativo, facoltativo o obbligatorio, con il quale si dà notizia alla competente autorità di un reato perseguibile d’ufficio». Un altro dizionario definisce il vocabolo come «termine con cui si indica la comunicazione rivolta da privati, pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio all'autorità giudiziaria circa un fatto di reato».

Collegando le affermazioni di Madon e di Occhiello, però, riteniamo in realtà che essi stessero facendo riferimento, più propriamente, ad un atto maggiormente finalizzato come la «querela», ovvero una «dichiarazione di volontà con cui la persona offesa da un delitto richiede all'autorità giudiziaria di procedere contro chi ha commesso il fatto, perciò sostanziandosi in una condizione di procedibilità, dalla quale la legge fa dipendere la perseguibilità di determinati fatti criminosi».

La distinzione fondamentale fra una «denuncia» e una «querela» è  dunque la precipua volontà di far perseguire un fatto che si ritiene illecito e si relaziona come tale all’autorità competente.

Così stando le cose, non dovremmo che attenderci quindi il responso della magistratura: o archivierà la querela, oppure la attiverà svolgendo delle indagini.

Quello che però vediamo solo pochi giorni più tardi, è un video amatoriale diffuso da AIVS con una sorta di «intervista» (di fatto una chiacchierata in un bar registrata con un telefonino) al termine della quale si legge:


… con tanto di «E» maiuscola, un esposto. Non una denuncia o una querela, ma un esposto.

Cosa cambia ciò?

Vediamo il significato della parola.

Un «esposto» è uno «scritto in cui si espongono situazioni o ragioni proprie dell’esponente a un’autorità amministrativa, o in cui sono portati a conoscenza dell’autorità giudiziaria o di polizia determinati fatti perché l’autorità stessa adotti, se del caso, i provvedimenti di sua competenza: presentare, inoltrare un e. al ministero».

Questo cambia un po’ le cose.

Non una querela, che solitamente viene depositata da un avvocato il quale ha ricevuto un formale incarico normalmente retribuito e dietro versamento di un anticipo a titolo di fondo spese; non un atto recante una esplicita richiesta di rinvio a giudizio. Ma un esposto, ossia una sorta di lamentela ufficiale che non richiede necessariamente l’attivazione di un legale competente e lascia tutto in mano all’autorità giudiziaria.

Eppure Madon aveva anche scritto: «Insieme ad alcuni legali stiamo visionando materiale per poter dimostrare che [i responsabili del movimento] ci hanno truffato», ecc. Hanno trovato delle prove? Se così fosse, non avrebbero potuto depositare una querela chiara e distinta con degli addebiti ben precisi a carico di persone chiaramente identificate?

Ecco perché ci domandiamo: come mai tanto tam tam su denunce, richieste di risarcimento danni, ecc., e poi invece di una querela propriamente detta, redatta e depositata in modo professionale, tutto si riduce a un esposto?

Insomma: gli «anti-sette» di AIVS gettano il sasso e poi ritraggono la mano?

Nessun commento:

Posta un commento