martedì 22 maggio 2018

Gli «anti-sette» di AIVS commettono continue violazioni della privacy?

Torniamo nuovamente sull’operato di AIVS (l’associazione «anti-sette» nata più di recente, luglio 2016, ed alleata con il CeSAP di Lorita Tinelli e Luigi Corvaglia), perché qualche loro discussione degli ultimi tempi ci ha indotto a focalizzare l’aspetto della privacy di coloro che essi hanno nel mirino.

Il 5 maggio scorso, su uno dei gruppi Facebook di AIVS compare questo post pubblicato da un’attivista (i nomi completi sono stati nascosti per rispetto degli interessati):


Lo Stefano Martella di cui parla è un apostata dei Testimoni di Geova abbastanza conosciuto perché militante da una ventina d’anni fra le fila di coloro che osteggiano il movimento (infatti il suo nome l’abbiamo lasciato perché già trattasi di personaggio pubblico e d’altronde lo avevamo citato in un precedente post oltre ad averlo inserito nella pagina con l’elenco degli esponenti «anti-sette»).

In buona sostanza, la Bertulu di AIVS ha notato il suo ingresso nel gruppo Facebook dell’associazione e si domanda se abbia qualcosa a che fare con dei devoti della Soka Gakkai di sua conoscenza.

Un amministratore di AIVS interviene, correttamente, precisando che si tratta di un’omonimia. Lo stesso non fa però un’altra attivista del gruppo «anti-sette» con sede a Potenza, la romana Paola Moscatelli più volte citata di recente perché senza dubbio la più veemente nelle sue esternazioni contro la religione che ha professato per anni (un esempio in questo post). Ecco la sua uscita (anche qui nome e luogo sono stati oscurati):


Che ci azzecca la citazione di una persona che nulla ha a che vedere con il nuovo arrivato Stefano Martella? A che pro? Si vuole solo fare sfoggio di conoscenze di singoli individui «colpevoli» di professare (assieme a molti altri) un certo credo religioso o – per definirlo come la signora di Roma – delle «porcate»? Che diritto ha la Moscatelli di offendere le convinzioni di un’altra persona, citandola con nome e cognome su Facebook e indicando la sua appartenenza religiosa?

Non si dimentichi che tale informazione ricade completamente sotto l’intestazione di «dati sensibili» in base alla normativa sulla privacy. E ciò che a nostro parere dovrebbe far riflettere è che non vi è alcuna ragione per una tale menzione da parte della Moscatelli, ha invece tutta l’aria di una rappresaglia emotiva.

Forse perché consapevole dell’imbarazzo di tipo legale, interviene Toni Occhiello:


«Era ora!» avremmo detto: sarebbe stata infatti la prima volta di un intervento deciso da parte di Occhiello per moderare uno dei suoi gruppi Facebook, sempre gonfi di volgarità, cattiverie e malauguri.

Ma il commento non è stato rimosso. A distanza di ben oltre due settimane, sia il post sia il commento qui sopra riportati sono ancora dov’erano prima.

A nulla sono valse le perplessità espresse persino da altri accoliti di AIVS, come questa utente della quale sentiamo di condividere completamente il parere:


La ragione? L’intervento pubblicato due giorni più tardi da un altro amministratore delle pagine di AIVS, Luciano Madon, che la pensa così:


Il «ragionamento» è: gli altri rispettano la privacy? Siccome noi siamo contro di loro, allora facciamo l’opposto.

Sarebbe come dire: «siccome noi siamo interisti e ce l’abbiamo a morte con gli juventini, mentre loro si astengono dal venire alle mani, noi invece li massacriamo di botte; e ci riteniamo legittimati in pieno perché i cattivi sono loro!».

Si può considerarlo un modo di ragionare adulto e coscienzioso? A nostro parere, decisamente no.

Quasi a voler dimostrare che la politica di AIVS è di mettere in piazza i fatti privati degli altri, ecco che all’indomani della dichiarazione d’intenti di Madon viene pubblicato un post di un fedele della Soka in cerca di conforto spirituale e amicale per un grave infortunio dal quale si sta riprendendo:


Inutile dire che i commenti al post sono per la maggior parte all’insegna dello scherno e del disprezzo.

I più puntigliosi obietteranno che è stato l’interessato il primo a mettere su Facebook la propria foto e certamente non si potrebbe dar loro torto. Ma chi autorizza AIVS (un’associazione che fa della pubblicità una delle proprie attività principali) a riprendere il suo post e a pubblicarlo senza alcun consenso e (quel che è peggio) con l’aggiunta di offese e infamie varie nei suoi confronti e nei confronti della sua congregazione?

Ma d’altronde: «Noi facciamo l’esatto contrario [del rispettare] la privacy!», aveva dichiarato Madon.

Tant’è che spifferare i fatti altrui sembra essere diventata un’attività prevalente. Lo stesso giorno di quel «manifesto AIVS contro la riservatezza dei dati» veniva caricato su YouTube l’intervista amatoriale alla stessa Moscatelli, che informazioni private non ne lesina affatto (curiosità: notare come il post viene subito condiviso da Giovanni Ristuccia, esponente «anti-sette» di Novara):


E infatti la condotta di altri membri AIVS conferma in pieno quanto dichiarato da Madon, e si potrebbe dire a 360 gradi, come mostra per esempio questo post scritto da uno dei più recenti amministratori di quello stesso gruppo Facebook:


Anche le informazioni di carattere sanitario e psichiatrico sono da considerarsi «dati sensibili», ma l’attivista che ha scritto quel post ne fa sfoggio quasi fossero un vanto.

Insomma, per l’ennesima volta ravvisiamo in questa associazione «anti-sette» un comportamento a nostro parere non solo ai limiti del lecito, ma anche beffardamente e spavaldamente vantato come tale.

Ci auguriamo che coloro i cui diritti stanno venendo lesi in tal senso, ne intraprendano la tutela presso le opportune sedi.

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