domenica 8 aprile 2018

Toni Occhiello: e le sue «notizie» allarmanti (ma fasulle) e razziste

Ci è capitato sott’occhio questo interessante e curioso commento di Toni Occhiello, che risale a Martedì scorso (3 aprile):


Siccome nessuno fra noi che gestiamo e curiamo il blog ha una competenza o una conoscenza sufficientemente approfondite della cultura nipponica, ci siamo presi un po’ di tempo per verificare queste informazioni, insospettiti da vari elementi che proprio non ci quadravano.

Ci siamo affidati a dei pareri che abbiamo potuto raccogliere da figure che riteniamo qualificate, ossia persone che hanno vissuto molti anni (decenni) in quella nazione stabilendo rapporti culturali e commerciali con la popolazione giapponese, oppure che l’hanno studiata a livello accademico per molto tempo approfondendone i lati più riposti.

Di due in particolare (che preferiamo restino anonimi onde evitare ritorsioni ai loro danni, visti i comportamenti che abbiamo denunciato proprio ultimamente) riportiamo qui di seguito una sintesi del responso. Il primo dei due interpellati è docente universitario presso un ateneo della capitale, orientalista e profondo conoscitore della società giapponese presso la quale ha soggiornato per otto anni; il secondo è referente di una stimata associazione culturale italo-nipponica, laureato in lingue e letterature orientali, ha vissuto in Giappone per ben otto lustri ed è stato decorato dal Consolato Generale del Giappone a Milano con un’onorificenza «per l’impegno profuso nella promozione della comprensione e conoscenza del Giappone in Italia».

Segue il sunto dei loro pareri.

Nell’atteggiamento dei giapponesi nei confronti di chi è diverso, disabile o sfortunato non si nota qualcosa di granché differente da quello che si può riscontrare presso altri popoli.

Per fare un esempio, presso un’azienda manifatturiera di Kyoto (la «Taiyo no ie - Omron») lavorano circa 150 disabili anche gravi e alcuni di loro gestiscono funzioni importanti della fabbrica; in quello stabilimento è esposto un motto che così recita: «No charity but an opportunity», ossia «Non la carità, ma un’opportunità».

L’atteggiamento nei confronti degli stranieri da parte del popolo giapponese è vario, spesso fatto di curiosità, ma sempre improntato alle buone maniere anche con gli occidentali. Certamente vi sono frange della popolazione maggiormente caratterizzate dal nazionalismo, come d’altronde avviene in tutto il mondo.

Non si registrano lanci di banane verso i pullman: se Toni Occhiello potesse documentare quanto riferisce, sarebbe cosa assai gradita: difficile pensare che un episodio tanto eclatante non abbia lasciato il segno su qualche giornale o rivista o da qualche parte in Internet.

Si pensi che per le strade delle grandi città è difficile trovare un mozzicone di sigaretta o una cartaccia per terra, figurarsi delle bucce di banane.

Anche linguisticamente parlando, il commento di Occhiello è una mistificazione: la parola «gaijin»
(non «ganjin») vuol dire semplicemente «persona di fuori», quindi forestiero o straniero, ed è una contrazione di «gaikokujin» (termine più neutro) mentre «gaijin» ha effettivamente un’accezione  che si può considerare anche offensiva (infatti si tenderebbe a privilegiare il vocabolo «gaikokujin» nei normali rapporti civili).


Parimenti, «scimmia» in giapponese si dice «saru»
non «ganjin».

Si tenga conto che i visitatori stranieri in Giappone stanno aumentando vertiginosamente: anche gli italiani nel solo mese di febbraio 2018 sono aumentati dell’8% e sarà facile raggiungere i 40 milioni di visitatori stranieri per il 2020, anno delle Olimpiadi di Tokyo.

In merito poi all’interpretazione data da Occhiello del concetto di karma, non si può che definirla fuorviante e riduttiva, e tutt’al più una spiegazione di quel genere la si potrebbe collegare alle dottrine dell’India, non certamente al Giappone.

Quanto è attendibile Toni Occhiello? Impossibile non domandarcelo in considerazione di tutto il materiale sul suo conto riportato nel presente blog.

Quanto è attendibile l’AIVS?

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