mercoledì 25 aprile 2018

Lorita Tinelli e la pseudoscienza «anti-sette»: un’esposizione sbalorditiva

Come s’era preannunciato, abbiamo seguito con grande interesse ed attenzione il webinar (seminario via Internet) organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia e tenuto da Lorita Tinelli la scorsa settimana (18 Aprile).

Ne esamineremo gli aspetti che riteniamo più significativi in relazione alle tematiche trattate dal nostro blog.

Il titolo del webinar era «Sette: analisi psicologica dei meccanismi di affiliazione e affrancamento», ma l’obiettivo non esplicitamente dichiarato, come di consueto, erano per lo più i gruppi spirituali o religiosi minoritari ritenuti invisi dalla Tinelli e pertanto bollati come «sette» o «culti distruttivi» da lei e dai suoi compari di CeSAP, AIVS e FAVIS (questi ultimi peraltro corrispondenti della federazione euro-francese FECRIS e referenti privilegiati della polizia «anti-sette» S.A.S. assieme al prete cattolico don Aldo Buonaiuto).

Già all’inizio, dopo una breve introduzione da parte dell’addetto dell’ordine lombardo che ha curato l’evento (tale Dimitri Davide Baventore), il grado di competenza della psicologa pugliese in materia di religioni e spiritualità viene subito messo in mostra in maniera emblematica, mediante la sua «spiegazione» del termine «setta»:


Ci convinciamo che è stato solo l’esordio e quindi ci sarà stato un po’ di comprensibile imbarazzo iniziale.

Vediamo come prosegue:


Niente da fare, siamo ben lontani da ciò che ci saremmo aspettati: un’esposizione scientifica qualificata e corredata da appropriati riferimenti accademici: la Tinelli non va oltre al farfugliare un’etimologia e biascicare qualche indicazione frammentaria e raffazzonata.

Pazienza… però ci si domanda come si possa impostare un’ora e tre quarti di webinar su di un argomento alla cui definizione venga dedicato un minutino striminzito oltretutto in maniera tanto disorganica e imprecisa.

E sì che il termine «setta» viene spiegato molto bene sui vocabolari da «comuni mortali».

Per le problematiche legate ai «nuovi movimenti religiosi» vi sono invece libri di testo scritti da autorevoli studiosi ed esperti accademici. Basterebbe leggerli, al che si potrebbe citarli a riferimento.

Perché Lorita Tinelli non lo fa? Forse perché ciò la costringerebbe ad ammettere l’uso sconsiderato che fanno gli «anti-sette» di quella stessa parola «setta» a mo’ di stigma, appositamente studiato, al fine di generare allarmismo sociale? Chissà. Sorprendentemente la Tinelli accenna al fatto che questo vocabolo è adoperato per lo più nella sua valenza «mediatica», ma ben si guarda dallo specificare che sono proprio le figure come la sua a fomentarne un uso tanto improprio.

Qualunque sia la spiegazione di un così singolare fenomeno, ai fini della migliore chiarezza rimandiamo a un ottimo sommario scritto dalla prof.ssa Raffaella Di Marzio (esperta di religioni e spiritualità) e tuttora presente nel glossario del suo sito Internet. A onor del vero, vi sarebbero da correggere una banale tautologia sintattica nel testo oltre ad un’imprecisione semantica, ma in fin dei conti si tratta di minutaglie meramente linguistiche.

Tuttavia, proseguendo con il webinar si evidenziano degli aspetti addirittura più gravi.

Ad evento inoltrato (ore 21:45 circa) la Tinelli dichiara:


«Esistono gruppi militari o gruppi politici,
l’ideologia non è necessariamente religiosa.»

Somiglia un po’ a quell’inquietante «controllo del comportamento», caldeggiato dagli «anti-sette», che tanto sa di regime totalitarista (ne faremo cenno in uno dei prossimi post).

Addirittura, la Tinelli in un altro momento della conferenza coinvolge anche i «life coach» e assieme a Baventore cita niente meno che Anthony Robbins (ne avevamo parlato qui ed evidentemente non ci eravamo sbagliati).

Ecco così riaffiorare la propaganda «anti-sette» generalizzata contro tutto ciò che può risultare «scomodo», esattamente come si relazionava in un nostro post precedente: nessuno è al sicuro quando c’è in circolazione chi può permettersi di bollare un gruppo culturale, un partito politico o una compagnia di amici come «setta» e richiederne la persecuzione sul piano mediatico o legale.

Ma davvero sbalorditivo è come la Tinelli fa marcia indietro rispetto a delle sue dichiarazioni recenti proprio sull’entità del fenomeno o sulle statistiche da lei medesima tanto sbandierate fino a poche settimane prima sui canali nazionali.


Focalizziamo bene questo punto, perché è davvero fondamentale: la Tinelli parla ora di «dati orientativi», sostiene che «è molto difficile stabilire quante siano».

La ragione addotta dalla psicologa pugliese? è «difficilissimo raccogliere questo dato, perché i gruppi settari non hanno nella loro definizione o denominazione il termine ‘setta’» (sic!):


Riteniamo tale motivazione a dir poco traballante, oltre che palesemente antiscientifica.

Sarebbe come dire che è arduo censire i commercianti disonesti perché non espongono l’insegna «commerciante disonesto» o perché si danno denominazioni cangianti, fermo restando che il termine «commerciante» ha almeno un’etimologia e una definizione conosciuta e non fantasiosamente rielaborata o interpretata ad uso e consumo di associazioni «anti-commercianti».

Oppure sarebbe come dichiarare che è difficile calcolare quante siano le squadre di calcio in Italia perché alcune si configurano come associazioni sportive dilettantistiche, altre come professionistiche, certune si chiamano federazioni, certe altre si raggruppano come circoli amatoriali, poi ci sono le formazioni scolastiche, ecc.

Insomma, a noi pare una scusa alquanto banale: se si rappresenta un «centro studi» corrispondente di una federazione europea (FECRIS) che vanta un rapporto diretto con il Ministero dell’Interno (SAS) e che sovente sale in cattedra sul palcoscenico delle TV nazionali, è realistico che ci si arresti di fronte a ostacoli di tanto lieve entità?

Ma a poco a poco ecco emergere quello che potrebbe ragionevolmente essere il reale fine perseguito da Lorita Tinelli e dal CeSAP: il denaro.


La Tinelli esprime questo concetto della «necessità» di risorse (finanziamenti) dopo aver parlato del rapporto del Ministero dell’Interno del 1998 dal titolo «Sette religiose e movimenti magici in Italia», un documento controverso e da più parti screditato, criticato anche dal mondo accademico oltre che confutato in sede giudiziaria.

Un dossier ormai vetusto che fra l’altro non era nemmeno un vero «rapporto di polizia»! Era solo un memorandum ad uso interno del Ministero, commissionato alla vigilia del Giubileo del 2000. Quel dossier tanto opinabile e già superato all’atto della sua pubblicazione, fu fatto poi trapelare ad arte alla stampa tramite un paio parlamentari ben disposti verso quegli stessi «anti-sette» che avevano fornito le «informazioni» per redigerlo. Una mossa scaltra ma decisamente scorretta che per nulla ha giovato all’informazione collettiva.

Evidentemente la Tinelli e il CeSAP stanno pianificando di diventare dei referenti ufficiali dello Stato per poter così accedere a fondi pubblici e continuare a svolgere, ancor meglio remunerati, la loro opera di classificazione (stigma) delle minoranze religiose «non convenzionali».

Ma con queste «illuminanti» dichiarazioni della Tinelli l’impalcatura delle statistiche «anti-sette» traballa in maniera ancora più clamorosa che in passato: infatti, numerosi media (su tutto il territorio nazionale), sia in Internet sia in TV sia sulla carta stampata già solo nel corso dell’ultimo anno hanno strombazzato l’esistenza di «cinquecento sette» o «cinquecento psico-sette» (versioni peraltro già tristemente discordanti) basandosi sui resoconti della Tinelli.

Cifre che di fatto non hanno un fondamento concreto e sono basate su presunzioni contraddistinte da un’assoluta mancanza di trasparenza. Eppure il megafono mediatico ha reso tali congetture una «statistica acclarata»!

Nessuno ha sottoposto a verifica la versione propalata dalla Tinelli e del CeSAP nel 2018 (prima in TV e solo ultimamente in questo webinar). Se l’avessero fatto i giornalisti che l’hanno pappagallescamente ritrasmessa, si sarebbero accorti di molte incongruenze così come si sarebbero accorti (solo per fare un esempio) che gli stessi dati venivano attribuiti al GRIS (con la collaborazione del CeSAP) ancora nel 2008:


Dieci anni sono davvero un po’ troppi perché si possa credere a una stasi totale del fenomeno, specie quando sono proprio gli «anti-sette» a parlare di «movimenti in continuo mutamento», di «metamorfosi costante», di «rapida crescita dei seguaci», ecc.

Forse è per questo che la Tinelli aveva tentato di mettere le mani avanti nella presentazione stessa del suo webinar, con una discrepanza che era stata esattamente il tema del nostro precedente post: la psicologa del CeSAP sa perfettamente che quel suo asserto sulle «cinquecento sette» è a dir poco discutibile, e come minimo non è mai stato adeguatamente documentato. Ecco perché è lei stessa, adesso a metterlo in dubbio.

E pensare che nemmeno due mesi prima la TV di stato intervistava la Tinelli e ne desumeva, di nuovo, lo stesso dato delle «cinquecento sette in Italia»:


Volgendo al termine del webinar, c’è spazio anche per la controversa teoria del «lavaggio del cervello» alias «manipolazione mentale»; ce ne eravamo occupati di recente proprio per smascherare la pseudoscienza «anti-sette» a questo proposito, ed ecco la Tinelli fare una timida marcia indietro con la medesima contraddittorietà evidenziatasi prima. Forse avevamo colpito nel segno?


La psicologa dichiara che «non c’è una definizione scientifica» mentre il «lavaggio del cervello è una definizione mediatica» e «assolutamente è un termine non scientifico» ma «figurato», atto ad indicare «le tecniche con cui è possibile modificare i punti di vista di una persona o i suoi valori».


In altri termini, scientifico non è, però è «comodo» adoperarlo, come chiosa poi la Tinelli.

Come dire: non bisognerebbe chiamare gli orientali «musi gialli», però «rende l’idea». No comment.

In conclusione, riportiamo lo stralcio di un video nel quale la già citata prof.ssa Raffaella Di Marzio chiarisce bene le ragioni per cui il termine «setta» vada evitato e quali possano essere gli effetti perniciosi dello stigma praticato dagli «anti-sette».

Da notare la differenza abissale, sia nella modalità dialettica sia nella preparazione, fra la Di Marzio e la Tinelli:


(Nota: la versione integrale di questo video si può trovare seguendo questo link, ma si avvisa che l’audio è alquanto poco fruibile, infatti nello spezzone qui presentato abbiamo incrementato il volume)

Insomma: lo stigma, l’intolleranza e la discriminazione, senza alcun fondamento scientifico: questo è il risultato dell’operato degli «anti-sette».

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