giovedì 19 aprile 2018

Un piccolo saggio della discutibile forma mentis «anti-sette»

Tempo addietro abbiamo notato un curioso commento di Sonia Ghinelli ad una notizia relativa al caso di Mario Pianesi (nome di spicco della macrobiotica in Italia bersagliato da alcuni mesi dalla propaganda «anti-sette»), del quale ci siamo occupati anche noi.

Il commento della Ghinelli (come sempre pubblicato tramite il suo discutibile profilo anonimo) riguarda un articolo stampa che riporta le dichiarazioni di alcuni sostenitori di Pianesi, affiliati alla sua catena di negozi, che reagiscono alla macchina del fango mediatica messa in moto contro di loro.


Forse ancora più sbalorditivo del messaggio espresso dalla Ghinelli è il commento che si legge in calce al suo post, scritto da tale Emilio Morelli una persona che evidentemente condivide le sue vedute e mostra già solo con la propria terminologia un forte pregiudizio nei confronti del gruppo che critica:


Fatta salva (e, in verità, sacrosanta) la libertà di opinione, riteniamo tutto sommato utili questi due commenti.

Utili, sì, perché mostrano in maniera inequivocabile una forma mentis profondamente condizionata da preconcetti e, in ultima analisi, alquanto fuorviante e aberrante.

Secondo costoro, infatti, gli associati di Pianesi dovrebbero solidarizzare con le «vittime» o cosiddette tali; «vittime», fra l’altro, di «reati» che sono ancora tutti da dimostrare che la magistratura ha a tutt’oggi il compito di accertare; «vittime», dunque, di situazioni che fino ad oggi sono solo loro e gli «anti-sette» a definire «abusi».

Secondo costoro, i macrobiotici del «Punto» dovrebbero mostrare solidarietà nei confronti di chi li sommerge di accuse non ancora verificate, e non ribadire la propria amicizia e la propria stima verso chi costituisce il loro stesso gruppo!

Secondo costoro, in altri termini, i soci di Pianesi che vengono demonizzati dalla stampa fomentata dagli «anti-sette» non dovrebbero far percepire il proprio supporto e il proprio appoggio a chi è nella loro stessa situazione.

A parte la palese assurdità di un simile ragionamento, un’argomentazione tanto paradossale nasconde una negligenza forse ben più grave.

Ciò che Ghinelli e Morelli sembrano voler dimenticare (e che vorrebbero far dimenticare) è un principio cardine della nostra Costituzione, ossia il concetto della «presunzione di non colpevolezza»: si è infatti innocenti «fino a prova contraria»!

Parimenti, le presunte «vittime» sono tali solamente per ipotesi, dal momento che la loro denuncia non è stata ancora confermata vera da una sentenza definitiva; sempre per ipotesi, potrebbe addirittura emergere che quelle persone non sono affatto delle vittime ma dei calunniatori prezzolati. E allora chi sarebbero i colpevoli? Chi le vittime e chi i carnefici?

Come se non bastasse, al momento, Pianesi e i suoi non sono ancora nemmeno degli imputati ma solo degli indagati; ciò nonostante stanno subendo una continua e pressante gogna mediatica che ne sta facendo a pezzi la reputazione.

Ma Morelli si permette di definirli «persone prive di umanità e mentalmente alienate»: non è semmai lui stesso a mostrare un’assoluta mancanza di tatto oltre che di pudore e di onestà intellettuale?

D’altronde non è strano: è sufficiente una veloce ricerca su di lui per capire da che parte sta e quanto è viziato il suo discorso. Egli, infatti, è solo uno dei vari apostati dei Testimoni di Geova che si tengono occupati dando sfogo all’ostilità e all’odio nei confronti di quella che prima era la loro religione.


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