venerdì 22 dicembre 2017

STORIA / 3. Ancora sulle devastanti conseguenze della propaganda «anti-sette»

Torniamo sull’argomento dei danni cagionati dall’intolleranza «anti-sette» per descrivere un caso emblematico che, anche dopo il lungo tempo ormai trascorso, rende bene l’idea di quanto devastanti possono essere le conseguenze delle campagne mediatiche e delle persecuzioni giudiziarie montate dai presunti o sedicenti «esperti» di movimenti religiosi.

Il caso degli «Angeli di Sodoma» è stato sotto le luci della ribalta mediatica nell’autunno del 2002.

Ecco con quale tenore drammatico le cronache nere del periodo descrivevano la situazione: «L’orrore abitava in una casa qualunque, alla periferia di una piccola città stretta fra le colline e il mare. Lì approdavano ragazzi troppo fragili, attirati da un mondo che avevano imparato a conoscere attraverso le suggestioni della musica. Il mondo del satanismo, delle messe nere, dei riti foschi partoriti da menti malate. “Angeli di Sodoma”, così il loro messia voleva si chiamassero. Charles Bukowski era il loro idolo. G. C., il cupo sacerdote».

Con un’ingenuità quasi naif, degna del miglior film d’azione americano anni ’80, i giornalisti «ben informati» proseguivano nei loro racconti di come i «buoni» avevano sgominato i «cattivi»: «La polizia ha chiesto aiuto alla comunità di don Oreste Benzi, che ha messo a disposizione don Aldo Buonaiuto, un giovane sacerdote esperto di satanismo. E don Buonaiuto, nominato sul campo ufficiale di polizia giudiziaria, ha guidato i poliziotti nei meandri oscuri dei riti dedicati al demonio».

A molti commentatori, osservatori e studiosi parve subito singolare che proprio un prete cattolico venisse considerato una fonte autorevole per giudicare un fenomeno criminoso che qualcuno aveva presupposto potesse essere caratterizzato da aspetti religiosi o esoterici. Eppure, le dichiarazioni individuali di quel sacerdote finirono per sostanziare un ordine di carcerazione preventiva per quattro ragazzi, la cui unica colpa pareva essere il praticare una loro filosofia completamente avulsa dalla forma mentis della società in cui si trovavano. Tanto che qualcuno ebbe a gridare ad una nuova «caccia alle streghe», praticata «con metodi feroci e sistematici». Dal canto loro, gli interessati, dall’isolamento in prigione si proclamavano innocenti e «vittime di una montatura».

L’esito dell’inchiesta che ebbe luogo nei tre anni successivi? Eccolo qua:


Ma come è tristemente consueto nell’ambito degli «anti-sette», purtroppo, in attesa di un giudizio organico due dei quattro imputati poi assolti «perché il fatto non sussiste», sono stati «sbattuti nelle prima pagine dei giornali e nei titoli dei telegiornali e additati come mostri e facenti parti di una setta satanica». Le loro vite sono state segnate per sempre da un inevitabile disonore e dalla disapprovazione dell’opinione pubblica, a prescindere dal fatto che dopo tre anni la giustizia ha ritenuto infondate buona parte delle accuse.

Similmente a quanto è accaduto qualche tempo dopo con il «caso Arkeon», mentre la gogna mediatica ha condannato gli imputati ancora prima che si celebrasse il processo e senza possibilità alcuna di ricorso, la giustizia ordinaria ha sanzionato una condotta illecita legata alla droga, ma per converso ha dissolto completamente il teorema della «setta satanica pericolosa», ovvero quella sorta di cortina fumogena sparsa ovunque dagli «anti-sette», con don Buonaiuto in prima fila.

Nel «caso Arkeon», il «teorema Tinelli» aveva paventato l’esistenza di una «psico-setta» distruttiva e aveva descritto tutta una serie di reati gravi che però il tribunale (tre gradi di giudizio, fino alla Corte di Cassazione) hanno accertato esistere soltanto nella fervida immaginazione della psicologa pugliese e di coloro che, assieme alla Tinelli, avevano raccontato delle «storie di abusi» rivelatesi inconsistenti.

Nel caso degli «Angeli di Sodoma», la condotta realmente criminosa (sanzionata come tale a seguito degli accertamenti da parte della magistratura) è stato lo spaccio di droga assieme alla profanazione di tomba, mentre il castello di carte montato (questa volta) da don Aldo Buonaiuto si è rivelato di una falsità tanto accanita quanto maliziosa.

Si potrebbe pensare che si sia trattato di un caso isolato, magari dovuto al fatto che don Buonaiuto era alle prime esperienze della sua crociata contro i «culti distruttivi». Non è così, e a questo proposito citiamo un frizzante ma incisivo articolo pubblicato su «Agenzia Radicale», a firma di Camillo Maffia:



D’altronde, che don Buonaiuto non sia realmente un esperto di «sette» ma affermi solo di esserlo, risulta palese anche da altri elementi. In questa intervista, per esempio, uno dei massimi studiosi di movimenti religiosi e di spiritualità a livello mondiale, il prof. Massimo Introvigne, definisce così il prete «anti-sette» consulente della polizia di stato: «Non solo la vicenda dei presunti Angeli di Sodoma, ma anche i suoi libri a mio avviso permettono di concludere che ci troviamo di fronte a un militante, non a uno studioso. Naturalmente don Buonaiuto potrebbe sostenere che anch’io, e tanti miei colleghi, siamo “militanti”, nel nostro caso in favore della libertà religiosa delle cosiddette “sette”. La differenza però è che io, come altri studiosi accademici, ho al mio attivo centinaia di pubblicazioni su riviste internazionali, o presso case editrici accademiche, che le sottopongono al vaglio rigoroso della “peer review”, cioè alla recensione anonima da parte di colleghi universitari. Con tutto il rispetto, mi pare che questo appunto manchi nel curriculum di don Buonaiuto».

Infatti, va anche precisato che la conclamata mancanza di fondamento delle «notizie» riferite da don Buonaiuto a proposito della presunta «setta degli Angeli di Sodoma» è stata in seguito più volte ricordata non solo da un illustre sociologo come il prof. Introvigne, ma anche da persone di estrazione completamente differente (quali ad esempio lo scrittore Amedeo Longobardi), come mostrano molti commenti qua e là per la Rete (quelli in calce a questo articolo solo per citarne alcuni).

Infine, sarebbe opportuno precisare che dopo quella sentenza (ottobre 2006) ce n’è stata una seconda, di appello, con la quale i reati inizialmente sanzionati sono stati alquanto ridimensionati fino ad un dimezzamento della pena. Ma se in quel gruppetto di giovani anticonformisti c’era stato dello spaccio di stupefacenti e qualche altro illecito, giusto e dovuto è stato fermare e sanzionare l’illegalità; ciò detto, che bisogno c’era di assassinare la loro reputazione per sempre e di istigare un’indagine giudiziaria su aspetti del tutto inesistenti? Di nuovo, come in molti altri casi, un inutile dispendio di denaro pubblico e una vita rovinata per i quattro imputati che sono stati tacciati delle nefandezze più raccapriccianti, tutte frutto dell’orrida, oscena e morbosa immaginazione di un esponente del clero cattolico, referente della controversa «Squadra Anti-Sette» del Ministero dell’Interno.

D’altronde, non è strano che le vicissitudini giudiziarie di Arkeon e degli «Angeli di Sodoma» (e di altre che qui non abbiamo menzionato ma delle quali si potrebbe e forse si dovrà parlare) siano scaturite entrambe dalla stessa prassi scellerata, quella di strumentalizzare il potere dello stato contro le minoranze, tant’è che i già citati don Buonaiuto (prete cattolico) e Lorita Tinelli (psicologa) si dichiarano referenti della SAS («Squadra Anti-Sette») esattamente come Sonia Ghinelli del FAVIS, e tutti loro adottano il medesimo modus operandi.

A tal proposito, sui metodi della SAS (una sorta di «polizia spirituale» dalle fosche tinte orwelliane), molto è stato scritto e denunciato dal sito Internet «Libero Credo».

C’è da augurarsi che, caso dopo caso, lo Stato si ravveda e riconsideri la distribuzione delle proprie risorse per destinarle ad attività serie di contrasto al crimine… con il bisogno che ce n’è!

Nessun commento:

Posta un commento